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30 anni di Macintosh: le cose da sapere

L’interfaccia utente, il nome, le innovazioni: andiamo alla scoperta del computer con cui Apple ha rivoluzionato l’informatica

di Nicola D’Agostino

Mac 128k - hello

 "Il 24 gennaio 1984 Apple Computer presenterà Macintosh. E allora capirete perché il 1984 non sarà come 1984". È con queste parole che si conclude lo spot trasmesso negli Stati Uniti trent’anni fa, durante la finale del SuperBowl, con cui Apple sfidava IBM e annunciava una nuova era informatica, all’insegna dell’intuitività e della facilità d’uso, oltre che dell’anticonformismo.

 

Il nome

Il nome "Macintosh" venne stato scelto da Jef Raskin, geniale teorico dell’interfaccia umana, che nel 1979 avviò un progetto in seno ad Apple per creare un computer facile da usare, compatto ed economico. La McIntosh è un cultivar di mela, la preferita di Raskin. Per il computer che stava ideando ne usò il nome, modificato nella grafia nella (vana) speranza evitare beghe legali con un omonimo produttore di apparecchiature HiFi.

Il primo Mac

Usava un processore Motorola 68000 a 8 MHz, aveva 128 KB di memoria RAM, un monitor a tubo catodico bianco e nero da 9 pollici (con risoluzione di 512 × 342 pixel) e per l’archiviazione e lettura dei dati (e dei programmi) un’unica unità floppy disk da 400 KByte.
Negli USA venne venduto a 2495 dollari e in Italia a quattro milioni e mezzo di lire. A settembre venne affiancato da una versione con più RAM, e nel 1986 venne rimpiazzato dal Macintosh Plus, con drive da 800 KB e una nuova interfaccia hardware per l’input/output, la SCSI.

Fotogramma spot 1984

"1984"

La prima, storica, pubblicità per il Mac venne realizzata da Ridley Scott, a Londra, con un budget di 900000 dollari e (ufficialmente) mandata in onda il 22 gennaio 1984 durante il terzo quarto della finale del Super Bowl. Lo spot, intitolato "1984", prendeva in prestito i concetti del romanzo distopico di George Orwell e proponeva il Macintosh come unica alternativa a un tetro futuro sotto il tallone di un "Grande Fratello" informatico, il PC di IBM.

L’interfaccia

Finestre, icone, mouse e puntatore a forma di freccia sullo schermo. Con il Macintosh Apple riuscì lì dove aveva fallito con il Lisa, ovvero proporre all’utente una filosofia d’uso del computer più amichevole e intuitiva. I computer (e i dispositivi) che usiamo oggi sono eredi del Macintosh, con cui Apple ha raccolto il testimone di Xerox e proseguito il cammino intrapreso negli anni ’70 nei laboratori del PARC, dove è nata l’interfaccia grafica.

iMac Bondi blue

Le innovazioni

I floppy da 3,5", il trackpad, la dismissione dei floppy prima e delle unità ottiche poi, la connettività WiFi, le porte SCSI, USB, Firewire e Thunderbolt: in trent’anni di Mac, Apple ha adottato o lanciato nuove tecnologie e fatto scelte discusse e radicali che hanno spesso anticipato i tempi o offerto un’alternativa al minimo comune denominatore su cui si è appiattito quasi tutto il resto del mercato informatico.

Macintosh, by Apple

Il Macintosh è prodotto solo da Apple ed è un caso da manuale di integrazione verticale. L’azienda californiana si occupa sia dell’hardware che del software; custodisce gelosamente e se necessario difende le sue tecnologie dalle imitazioni non autorizzate. C’è stato però un periodo, verso la metà degli anni Novanta, in cui Apple ha concesso in licenza la tecnologia Macintosh: il risultato sono stati vari "cloni" autorizzati, alcuni dei quali prodotti (o meglio: assemblati) in Italia.

Steve Jobs nel 1998

Steve Jobs

Sofisticato, bizzoso, esigente, arrogante, maniacale, generoso: Steve Jobs ha tanti fan quanti detrattori ma è innegabile che il Macintosh sia frutto di una visione chiarissima del futuro del personal computer, e della enorme spinta creativa che ha saputo imprimere al team di progettisti e creativi del "Computer for the rest of us". E quando nel 1997 è tornato in Apple dopo l’estromissione del 1985, ha saputo riportare in attivo l’azienda infondendo nuova linfa ai Mac, rendendoli nuovamente prodotti unici e competitivi.

I "virus"

Il Macintosh è "immune dai virus per PC" ma come tutti i personal computer può finire preda di malware. Ed Apple non sempre è celere nel tappare falle e risolvere le vulnerabilità. Anche se la quantità di minacce è infinitamente minore che su Windows, negli ultimi anni qualche brutta sorpresa c’è stata, con la comparsa nel 2011 e nel 2012 di trojan basati su falle di Java.

Le cause

Dal 1984 a oggi Apple è andata parecchie volte in tribunale: ha attaccato Microsoft, Digital Research e Hewlett-Packard, si è dovuta difendere da Xerox e ha litigato a lungo con la Apple Corps dei Beatles. La bega legale più assurda è però quella con Bob Dylan. Nel 1994 il cantante folk adorato da Steve Jobs (e da altri membri storici di Apple) ha fatto causa per violazione di trademark perché l’azienda aveva creato e diffuso un linguaggio di programmazione per il Mac, chiamato… Dylan.

Nota: le immagini "sono courtesy of Apple".

Una versione di questo articolo è stata pubblicata su Panorama.it